La militarizzazione della società europea

Tonino D’Orazio. 6 agosto 2022.

C’è fermento nei Ministeri della Guerra dei vari paesi europei. Come rioganizzare la popolazione in caso di attacco russo? Si parte già su un’ipotesi sballata, ma ormai più la panzana è grossa più è creduta. I Russi non hanno mai avuto intenzione di attaccare i paesi europei, semmai nella storia è sempre stato il contrario. Sapendolo si sono attrezzati. Allora il fine è sicuramente un altro. Come mettere al passo una popolazione in fase di recessione e di crisi sicuramente durevole. Come militarizzare e rendere ubbidiente una società intera.

I tempi sembrano maturi. Le istituzioni europee, e quelle di ogni paese componente, sono ormai da ben un paio di decenni in mano alle destre. A istituzioni sovrannazionali che hanno modificato tutte le varie Costituzioni, allineandole a decisioni verticistiche e mettendo border line i vari parlamenti nazionali, costretti a seguire “le Direttive” e l’ideologia connessa. Chi doveva pagare, e ha pagato, era la storia sociale del secolo scorso. Ma non basta, la storia dice che prima o poi il “sociale” troppo compresso ritorna in forza. Come evitarlo una volta che hai i poteri?

Le piccole borghesie in rivolta sono il principale problema di “governo” di una medio-alta borghesia che vede già arrivare una nuova recessione e teme che il “proletariato” dei paesi centrali possa apparire come soggetto politico. Per questo la borghesia vede ora l’urgenza di “riformare” e “rieducare” la piccola borghesia, associandola al progetto militar-nazionalistico. Il proletariato non è preoccupante in gran parte vota centro-destra o non vota più e comunque è diventato invisibile. Chiedo scusa per questi vecchi termini di cultura socio-politica marxista ma non ne ho altri, né la “società liquida” riesce a nasconderli con altri.

L’addestramento di massa. La persuasione (tutti i mass media in mano), la paura (pandemie che non sono), guerra in cui non siamo (ma forse sì), distruzione dei diritti del lavoro (ormai è fatta), piccola borghesia ricondotta nel proletariato e in povertà (anche qui ci siamo). Manca la militarizzazione della società.

Ci siamo. La guerra tra russi in Ucraina è l’occasione ideale. Ogni paese dell’Unione sta riproponendo il servizio di leva obbligatorio. La rimilitarizzazione e l’inquadramento socio-culturale della gioventù.

Secondo gli “scenari strategici” (eventuale guerra alla Russia nel 2030!) che gli Stati europei gestiscono oggi, i ragazzi di ambo i sessi nati intorno al 2012, quelli che oggi hanno 10 anni, sono i più probabili a essere la prima generazione europea a combattere in una guerra di massa dalla seconda guerra mondiale.

Cinque anni fa, nell’agosto 2018, un fantasma infestava i palazzi del governo europeo: il ripristino del servizio militare e l’esercito europeo. (Gran firmatario il nostro Mattarella). La proposta è iniziata come una battuta elettorale di Macron. Ma poco dopo Salvini in Italia, May – da The Economist – in Gran Bretagna, buona parte della stampa in Germania e anche il re del Marocco se ne impossessava. Era, hanno insistito, “qualcosa di nuovo”, obbligatorio dall’età di 16 anni per uomini e donne e non incentrato sull’addestramento militare. Sapete tutti quanto la parola “riforma” sia ormai dispregiativa in quanto tutte quelle che abbiamo visto ci hanno riportato indietro di decenni.

Il progetto francese: “I giovani saranno ‘mescolati’ e inseriti in collegi con altri giovani di classi sociali diverse, questi collegi saranno diffusi su tutto il territorio nazionale e saranno inviati prioritariamente in luoghi lontani dalle loro regioni di origine, dove riceveranno una formazione sui “valori civici e repubblicani” e “contribuiranno” al lavoro sociale gratis. In altre parole, si tratta di creare un’esperienza interclasse che promuova l’identificazione con il territorio nazionale e l’associazione tra stato e bisogni sociali. L’obiettivo passa come più educativo-patriottico che militare.

Per almeno due anni, la maggior parte degli eserciti in Europa e in Asia ha calcolato la propria partecipazione a una “guerra ad alta intensità” tra il 2027 e il 2030. Fino alla guerra in Ucraina, gli europei erano quelli che organizzavano una maggiore preparazione.  Sono stati creati gruppi di lavoro in tutta l’Unione. I gruppi coprono tutto, dalla carenza di munizioni alla resilienza della società, compreso l’idea se i cittadini sono “pronti ad accettare un livello di vittime che non abbiamo visto nemmeno nella seconda guerra mondiale”, afferma un partecipante. Ma una guerra “ad alta intensità” significa una mobilitazione forzata e massiccia. Qualcosa che può essere facilmente caotico e controproducente se una parte significativa della popolazione non è stata precedentemente addestrata all’uso delle armi e al comportamento tattico. (cfr Ucraina). È in questo contesto che il servizio militare permanente assume un nuovo significato per lo Stato.

In Germania, un mese prima che Macron ordinasse la resurrezione del SNU, (Servizio Nazionale Universale), il presidente aveva auspicato il ritorno al servizio militare obbligatorio a vita, smantellato dalla Merkel nel 2011. Non era l’unico. La Lettonia iniziò ad organizzarla poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. La Lituania sta seguendo le loro orme. E i Paesi Bassi, che non possono coprire nemmeno un quarto dei posti per mancanza di personale volontario, l’hanno in fase di studio.

Norvegia e Svezia. Lì, tutti i giovani in età militare, anche se privi di condizioni fisiche, sono chiamati a una serie di prove agonistiche. Tuttavia, solo un certo numero di loro è arruolato come soldati, che finora si aggira intorno al 15% e dipende dalle “necessità di difesa previste”.

L’ordine mondiale, come lo vediamo nella nostra visione strategica europea, si riorganizzerà intorno al Pacifico in un grande confronto. Le sirene iniziano a cantare. “Non possiamo abbandonare il campo occidentale né la solidarietà con gli Stati Uniti, è estremamente importante (anche se letale). Tuttavia, non possiamo, ad esempio, lasciare che i cinesi si alleino con i russi senza reagire, cosa che accadrà domani quando affronteranno sempre più gli americani”. In questo contesto, “una guerra ad alta intensità è diventata un’opzione molto probabile”. E in tale scenario diventa cruciale “la questione delle masse, delle risorse materiali e umane da preparare e da inglobare” nella macellazione.

Militarismo significa strumentalizzazione e subordinazione dell’organizzazione della produzione e delle destinazioni dell’accumulazione (plus value) ai bisogni materiali del conflitto imperialista armato. (Ci siamo). Nei suoi primi passi, la redditività del settore degli armamenti è assicurata e vi sono investiti centinaia di miliardi di euro di risorse di ogni tipo. (Ci siamo). Il regime e la socializzazione sono una conseguenza immediata. Autostrade, ferrovie e persino culture possono essere modificate secondo le esigenze militari, trasformando rapidamente le basi materiali della vita sociale. L’ideologia militarista ufficiale è distorta, destroide e apicale. Tutti i mezzi sono applicati in profondità per fare dei “bisogni di difesa” una “priorità sentita dalla popolazione”, ideologica. Infine, la stessa popolazione, e soprattutto i lavoratori, devono essere inquadrati nello sforzo bellico in varia misura, dall’espansione della base umana dell’esercito alla militarizzazione dei lavoratori, come vediamo in Ucraina.

Si preannunciano tempi duri, per la sinistra e il pacifismo. La destra, come un cancro, “governa” dappertutto. La Resistenza non c’è.

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